Sento ancora l’odore della spensieratezza, un caldo afoso, misto alla melma di acquitrino.
L’odore della benzina e dell’olio dei motori, i pavimenti sconnessi e quella lunga scalinata di pietra.
Alfa che mi ospita, mi tratta come fossi figlio suo, anche se da anni i suoi non sono più giovani come me.
Quell’odore è ovunque, a volte puro, a volte rafforzato dall’odore degli zampironi, il telefono Duplex, uno scorpione sul pavimento della stanza e il linoleum, la stanza dove nonno appendeva i salami appena fatti, gli asciugamani che odoravano di sudore di operaio e che venivano cambiati continuamente.
La baracca sul canale, il bambù per le canne da pesca, un cane con delle grosse zecche e le oche.
Sono solo un piccolo frammento, ma ricordo tutto, appena sceso dall’autobus già c’era quell’odore, e rivedere mette tanta nostalgia.
Vorrei essere li ancora, di nuovo, ma non si puó, aspettatemi anche voi zia e nonno, non poso stare ancora molto senza essere di nuovo li, ma in una dimensione sovrapposta.